TROVASTA - Chiesa Parrocchiale N. S. del S. Rosario. 200 anni di storia

 

 

 

Chiesa Parrocchiale N. S. del S. Rosario 200 anni di storia

 


 

 

 

Confini della Parrocchia di Trovasta nel 1798

(riportati dal Cancelliere della Curia di Albenga come sono descritti nel 1624)

Trovasta


Confini della Parrocchia, verso la Pieve sparte un fossato, che discende dalla fontana detta del Tecco, resta in mezzo delli boschi detti Colla Bauzi della Pieve, et arriva sin al Ponte di S. Bernardino, ossia Ponte Binello, alla parte di sotto sin alla Fiumara di Arogna; verso Almo il Fossato chiamato Alborno, il quale discende dalla Colla e poi tira sopra le case de Bellandi, a lato de quali case vi è un Riano che tira sino al fiume di Arogna, qual ha principio nelle alpi dette Monti Semola, e Lago detto S. Bernardo; e dalla parte di sopra sino alla Colla verso Pornassio sino alla Colla di Castelletto; verso Acquetico la Cappelletta di S. Lorenzo, che tira al Poggio del Castellaro; verso Nirasca e Moano il fiume di Arogna.

Descrizione della Parrocchia di Trovasta nell’anno 1803

(da un documento vergato dal Parroco per la Curia di Albenga)

 

Informazione circa il numero delle Chiese e Oratori e circa li loro redditi date dal Parroco di Trovasta, Cantone di Pieve.

 

  1. La Parrocchia ha tutti li suoi redditi in terre, fuori che pochi incerti, che non arrivano a £ 23 annue. Tolto l’obbligo delle messe alle feste, ed altri oneri, che in tutto oltrepassano annue £ 200, dico duecento, il suo reddito di netto non arriva ad altre £ 200.

  2. Evvi una sola Chiesa Parrocchiale (N.B. la Chiesa vecchia dell’Assunta, la nuova deve ancora essere cominciata, NdR) che in terre ha di reddito solamente annue £ 12:10 ed alcuni alberi di ulivi nelle strade pubbliche, che danno la provvista dell’oglio per la lampada per circa sei mesi, e nel resto si mantiene colle limosine.

  3. V’è un solo Oratorio de’ Confratelli, che ha tutti i suoi redditi in terre, e prima una vignata chiamata La Valle di qua, che di reddito annuo è £ 6, con obbligo di darne tanto pane a’ Confratelli la prima domenica di Quaresima.

    In altra vignata chiamata Chioso, che è di reddito annue £ 23, con obbligo di darne tanto pane e castagne li 23 di marzo ai Poveri Locali.

    In altra olivata chiamata Fascei, che è di reddito annue £ 3, con obbligo di darne tanto pane ai poveri locali il Giovedì Santo.

    In altra vignata chiamata Fascia del Fossarello, che è d’anno reddito di £ 22, con obbligo di darne tanto pane e legumi a’ poveri locali il 2 maggio.

    In altra vignata chiamata la Fascia di vigna grande, che è d’anno reddito £ 3, con obbligo d’impiegarle a vantaggio e ristoro dell’Oratorio.

    In altra pratile chiamata Brunetta, che è d’anno reddito £ 6, con obbligo di farne celebrare tante Messe.

    Il restante reddito poi, che è di lire quarantaquattro annue, dedottane pria la spesa per le candele, si spende in tanto pane, e si distribuisce a’ Confratelli il Giovedì Santo, secondo la mente de pii Testatori.

  4. Vi sono due Oratori campestri, cioè uno di S. Lorenzo senza reddito alcuno e si mantiene di limosine; e l’altro di S. Bernardo, che ha due soli alberi d’ulivo, che gli daranno di reddito circa £ 2 annue, e nel resto si mantiene colle limosine.

  5. Non v’è altro Sacerdote che il Parroco.

  6. Non v’è Ospitale.

  7. Non vi sono priggioni.

 

et in fede

Dati in Trovasta 1803: 20 Agosto

Prete Antonio Maria Brunengo Rettore


Storia della costruzione della Chiesa parrocchiale
N.S. del S. Rosario in Trovasta

 

Siamo alla fine del XVIII secolo, Trovasta è senza parroco e il vescovo di Albenga, mons. Stefano Giustiniani, nomina il nuovo parroco: è un sacerdote della nostra vallata, Don Antonio Maria Brunengo, è il 22 febbraio 1780.

Da nostre ricerche, da almeno 2 secoli Trovasta ha una popolazione stabile di circa 150 – 190 persone.

Il periodo non è roseo e la popolazione, che vive dei prodotti della sua terra, non è particolarmente benestante. Inoltre, negli anni successivi si fanno sentire anche da queste parti le conseguenze politiche ed economiche dell’invasione dei Francesi con a capo Napoleone Bonaparte.

In quel tempo, a Trovasta la Chiesa Parrocchiale è la chiesa dell’Assunta, posta sopra il centro abitato, ma un’altra chiesa ancora utilizzata è l’Oratorio di San Bernardo presso le abitazioni delle Case Sottane di Trovasta: anzi, è proprio presso questo Oratorio che “devono” essere celebrate molte messe e funzioni religiose secondo i “legati perpetui” (disposizioni testamentarie con offerte in denaro) che i Trovastini del passato hanno lasciato.

Tuttavia, poiché la maggior parte degli abitanti sta ormai nel paese come ora lo conosciamo, i Trovastini fanno appello al Vescovo affinché conceda al Parroco la possibilità di assolvere i “legati perpetui di celebrare S. Messe” presso la Chiesa parrocchiale anziché a S. Bernardo. E’ gustosa la motivazione ed anche commovente per la fede dimostrata dalla popolazione: intanto la lettera è scritta in carta bollata da “soldi otto” con tanto di timbro della “Repubblica Ligure” e la data 1798; poi i richiedenti si rivolgono al “Cittadino Vescovo” secondo i dettami delle imposizioni bonapartiane; infine, con bellissime espressioni, implorano il Vescovo di concedere al loro parroco di celebrare le S. Messe, che dovrebbero essere celebrate in S. Bernardo “distante dalla Parrocchia presso ad un miglio, ove quasi nessuno le va a sentire” , in Parrocchia “... con sommo vantaggio delle anime nostre”. Infatti, sostengono gli abitanti, se si continua al modo attuale, almeno nell’annata degli ulivi il popolo rimarrebbe senza messa la maggior parte dell’anno e ….

andrebbe a spazzo fra’ poco il bell’uso di sentirla ogni giorno, come in questo luogo lodevolmente si usa quasi da tutti”, ed inoltre “il rimanersi il S.S. Sacramento senza le debite adorazioni, si perderebbe la bella devozione di dire ogni mattina il Rosario, la frequenza dei sacramenti, e lasciar si dovrebbero altre pie Funzioni, come Tridui, Novene, Processioni, ecc. che vi sono spessissime, provando pur troppo, che se non vi è il Parroco, niente si fa, anzi nessuno entra in Chiesa”.

E’ in questo contesto che gli abitanti di Trovasta, molti dei quali componenti la “Confraternita del Rosario”, pensano alla opportunità di costruire una nuova Chiesa, situata al centro del paese. Qui già sorgeva una chiesa, più antica e ormai distrutta, intitolata a N.S. del Lavaggio: Parroco e cittadini studiano la possibilità di ricostruire sulla stessa pianta la nuova Chiesa; mancano però disponibilità finanziarie.

La Provvidenza viene così in aiuto alla buona volontà dei fedeli.

Nel 1786 (30 maggio) muore a Malaga, in Spagna, Giò Sibilla, nativo di Albenga, la cui sorella è venuta ad abitare a Trovasta, e che conosce bene (e forse ne è membro lui stesso) la Confraternita del Rosario (che era stata fondata in Trovasta nel 1626 e che aveva nella Chiesa Parrocchiale dell’Assunta un altare riservato dedicato alla Madonna del S. Rosario): nel suo testamento, Giò Sibilla lascia una discreta somma a disposizione della Confraternita per le sue opere a favore della Chiesa, e lascia il rimanente alla sorella Margherita, cittadina di Trovasta.

Il 20 agosto del 1800 anche Margherita Sibilla muore, lasciando disposizioni sul suo patrimonio a favore della Parrocchia e della Confraternita (in particolare tutti i crediti che vantava presso altri abitanti di Trovasta, cui aveva affittato case e terreni).

E’ così che la Compagnia del S. Rosario decide di utilizzare questi fondi per costruire la nuova Chiesa da dedicare, appunto, a Maria S.S. del S. Rosario.

Nei tre anni successivi si pensa al progetto, si cercano materiali e mano d’opera, soprattutto si cerca di recuperare tutto il denaro possibile per dare corso al progetto: addirittura il Parroco ed anche un altro sacerdote nativo di Trovasta, Don Agostino Barbera chiedono al Vescovo di poter utilizzare il denaro lasciato in “legato perpetuo per celebrare delle S. Messe” come denaro contante da utilizzare nell’impresa.

Il 4 maggio 1804 inizia il lavoro: il Parroco annota “Si è principiato la nuova Chiesa con due soli Mastri, cioè Mastro Giuseppe e Mastro Giò. Al detto Mastro Giò, avendo lavorato fino alli 7 giugno solamente, e perciò giornate n° 26, ho dato per sua mercede £ 78. A Mastro Giuseppe che ha lavorato fino alli 26, detto inclusivamente: e perciò giornate 36, ho dato per mercede £ 108. A questi si aggiungono nei giorni successivi altri “Mastri”: Domenico Marchetti il 14 maggio, Gioacchino il 16, e Mastro Domenico Pario il 6 giugno.

Ma, come da sempre avviene in Trovasta, quando si tratta di opere per il loro paese, tutti si mettono a disposizione: così alternando l’attività nei campi (sempre frenetica in campagna in questa stagione), a gruppi di 3-4 al giorno gli abitanti di Trovasta offrono il loro lavoro per la costruzione della loro Chiesa: il Parroco riporta con dovizia di particolari la paga giornaliera data a ciascuno, ma molti hanno prestato la loro opera gratuitamente come offerta alla Madonna del S. Rosario.

 

Scorrendo i loro nomi, troviamo citati quelli dei nonni dei nostri nonni.

La sede della nuova Chiesa è quella del vecchio Oratorio di N.S. del Lavaggio, vicino all’abitazione del Parroco. Gli operai recuperano tutto il possibile della vecchia costruzione, e anche quello del vicino Oratorio di S. Sebastiano da tempo sconsacrato e in abbandono: le pietre per i muri, così come le “ciappe” del pavimento e tutto quanto poteva essere riutilizzato. Il lavoro fu per necessità lungo.
Tuttavia nel 1807, pur restando le rifiniture interne da completare, la costruzione è conclusa e la Chiesa, che è stata intitolata a N. S. del S. Rosario, viene consacrata verosimilmente in ottobre nella ricorrenza della festa del S. Rosario. In quello stesso anno il Parroco chiede al Vescovo l’autorizzazione a trasferire alla nuova Chiesa, la “Compagnia del S. Rosario” con le S. Indulgenze attribuite all’altare della vecchia Chiesa. Chiede inoltre di poter acquisire una “Via Crucis” da sistemare nella nuova Chiesa. Il Vescovo, non solo concesse prontamente quanto veniva richiesto, ma, durante i lavori di costruzione, più volte ebbe modo di complimentarsi con la popolazione per la sua laboriosità e per la sua fede, scrivendo al Parroco di trasmettere ai fedeli la sua benedizione.

 


Illustrazione 1

Altare maggiore della Chiesa parrocchiale N.S. del S. Rosario(secolo XVIII°)


Illustrazione 2

Statua lignea della Madonna e tavolette dei Misteri del S. Rosario(secolo XVII° e XVIII°)


Opere di completamento alla Chiesa Parrocchiale del S. Rosario

 

L’Altare maggiore

Dunque, nel 1807 la Nuova Chiesa parrocchiale è completata. Ma la struttura non ha ancora la fisionomia che oggi possiamo osservare: manca ancora il campanile e manca soprattutto un altare degno di questo nome, che arricchisca il decoro della Chiesa stessa.

L’occasione arriva da Pieve, dove la Parrocchia ha un altare di marmo a disposizione ed anche una statua in legno della Madonna del S. Rosario. Come sempre si tratta di trovare il denaro necessario.

La Provvidenza interviene ancora trasformando normali relazioni tra persone in occasioni di generosità che arricchiscono tutto il paese. E’ sempre dal libro mastro del parroco, Don Antonio Maria Brunengo che ha guidato la costruzione della nuova chiesa, che traiamo le informazioni: “ Si dichiara che Giò Domenico Pario ha scontato in tante giornate che ha lavorato per la Chiesa in diversi lavori lire 4 annue che è obbligato a pagare per legato al Rosario: onde fino a tutto il 1811 ha compìto. In fede: Prete Brunengo.”

Poi di seguito: “Siccome ha scontato pure in tante giornate per la pigioni del Poggio della fù Margherita Sibilla. Quale fondo, essendo stato dallo stesso venduto a Nicolao di Trastanello, con obbligo di pagarne il prezzo alla Chiesa, la Chiesa lo ha cesso alla Chiesa di Pieve e ne ha avuto in sconto l’altare di marmo e la statua col suo banco del S. Rosario”.

Un simpatico divertente aneddoto circolava per tradizione orale a questo proposito ancora fino a qualche anno fa: si diceva, infatti, che gli abitanti di Pieve si fossero risentiti col loro parroco per la cessione dell’altare e fossero seriamente intenzionati ad impedirne la vendita. Così gli abitanti di Trovasta si sarebbero organizzati per scendere in massa notte tempo per andare a prendere in una volta sola e con tutti i mezzi disponibili (a dorso di mulo e in spalla, visto che l’unica strada era una mulattiera) tutti i pezzi dell’altare, smontato, e la statua della Madonna, lasciando ai Pievesi la sorpresa del mattino.

In realtà, sempre dal libro mastro del Parroco di Trovasta, in data 16 ottobre 1811, troviamo riportato: “ ... essendosi comprato l’altare di marmo con la statua di legno di Maria S.S.ma dalla chiesa di Pieve per il prezzo di lire 700 a conto delle quali essendosi obbligato Nicolino Richermo di Trastanello lire 697:4 ho dato io per il resto lire 2:16”, ed anche la paga data in più giorni agli operai (N.B. pane e vino!!) per il trasporto dei marmi. Ma questo non esclude che una parte del trasporto sia stato effettuato come la tradizione orale riportava ...

I riferimenti alla costruzione del campanile risalgono, invece, al 1819.

In una pagina del libro mastro della parrocchia troviamo:” 1819: in giugno. Avere £ 76:15 da Pietro Domenico Bottello, pagate per esso da Gio Batta Brunengo ed impegnate nella fabrica del campanile”; mentre in un’altra dedicata a tale Gio Batta Massa fu Andrea, è riportato come egli comprò dalla già citata Margherita Sibilla (quindi prima dell’anno 1800) un orto detto “orto dei Carenzi” per lire 170, e che nel patto fu stabilito che la Sibilla ricevesse ogni anno fino alla sua morte l’interesse di tale cifra (cioè lire 7), e che in seguito la somma del valore dell’orto fosse lasciata alla Compagnia del Rosario. Dopo la morte della Sibilla la Compagnia del Rosario pensò effettivamente di utilizzare tale somma nella costruzione della nuova Chiesa, ma poi evidentemente non fu così; poiché risulta, sempre nella stessa pagina a lui dedicata, che il detto Massa pagò invece ogni anno alla parrocchia lo stesso interesse di lire 7, finchè (alla sua morte?)

... 1819, 6 novembre: il detto Massa ha pagato alla Chiesa per mano di Giacomo Barbera fu Gio Batta lire 178:12:6 (lire 178, soldi 12, denari 6, NdR) cioè lire 170 per la somma capitale, e lire 8:12 per li frutti fino al giorno presente e si dichiara, che tutta la detta somma è stata spesa ed impiegata nella fabrica del campanile, cioè lire 129:12:6 per le chiavi e la croce dello stesso, e le restanti lire 48:29 per conto per la mercede de maestri”.

E’ verosimile che entro la fine dello stesso anno il campanile sia stato completato, poiché non risultano altri accenni nelle note dell’anno successivo.


I Restauri

Al momento non abbiamo nessuna informazione circa i successivi lavori di rifinitura e decorazione che adornano e arricchiscono la Chiesa parrocchiale di Trovasta. Dopo la morte del parroco Don Antonio Maria Brunengo, avvenuta intorno al 1830 circa, non risultano in Trovasta altri documenti riguardanti la Parrocchia. Pertanto possiamo supporre che essi risalgano almeno alla seconda metà del 1800, ma sarà necessario approfondire le ricerche.

Saltando un secolo e mezzo di storia, alla fine degli anni 90 del secolo scorso sono stati riparati e ristrutturati numerosi punti di lesioni strutturali e infiltrazioni d’acqua piovana dal tetto e dalle pareti della chiesa e, contestualmente, anche il ripristino delle numerose decorazioni che adornano tutto il soffitto e l’abside della chiesa e la lucidatura a piombo del pavimento. Questi interventi hanno permesso di riportare all’antico decoro la casa di Dio che la popolazione di Trovasta si era con passione costruita.

Nell’anno 2004, dopo le solite faticose ricerche di fondi, con il contributo della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia (CARIGE) e sotto il controllo delle Belle Arti, i Trovastini, hanno ottenuto anche la possibilità di fare restaurare l’antica statua in legno della Madonna del Rosario, che viene conservata nella nicchia in alto sopra l’altare maggiore, contornata da una serie di tavolette di legno, rappresentanti i 15 misteri del S. Rosario, dipinte con colori ad olio.

L’opera di restauro è stata eseguita con grande perizia dalla ditta Giorgio Gavaldo Restauri di Alassio. Nella relazione prodotta dal restauratore ricaviamo preziose informazioni sulla statua della Madonna: “si tratta di scultura lignea policroma e dorata di autore ligure della metà del XVII° secolo dedicata alla Madonna del S. Rosario. La statua è una scultura costituita da vari masselli lignei uniti tra loro con colla forte da falegname. L’intaglio è stato rifinito nei minimi dettagli, e l’ammanitura in gesso e colletta di glutine è presente in strati sottili. Si riscontra una parziale incamottatura con tela, la quale trama si rimarca su una piccola porzione di preparazione in una piega posteriore del mantello.

Gli incarnati delle figure sono eseguiti a lacca di colla. Tutti gli altri elementi: la veste, il manto, le ali dei cherubini e le nuvole sono coperti da una totale doratura a guazzo. La pellicola metallica è ornata da decori a lacca istoriati e graffiti ad imitazione dei tessuti. Sotto alla base – costituita da due assi – sono presenti degli attacchi metallici filettati incassati nel legno, i quali servivano come alloggiamento di bulloni. Ciò fa supporre l’utilizzo dell’opera come immagine da processione; tuttavia non rimane nulla – nemmeno come memoria locale – della cassa processionale.

Lo stato di conservazione era pessimo; un massiccio attacco dei tarli aveva pesantemente indebolito la struttura lignea. I movimenti del legno hanno causato evidenti sconnessioni tra i numerosi masselli che compongono la scultura. Queste fessure (più o meno evidenti) furono oggetto di un passato intervento di manutenzione. Stuccate con gesso e colla (in alcune zone la stuccatura venne soprammessa alla materia originale), sono state coperte con un’argentatura a foglia. La foglia d’argento è stata meccata e la graffitura è stata simulata da un tratteggio con colori ad olio.

La porzione sinistra del mantello della Vergine è costellata di minuscoli e fitti traumi dovuti ai ripetuti urti del rosario durante le processioni.

Sulla policromia degli incarnati si sono susseguite due ridipinture: una – più antica – di natura proteica, l’altra - riconducibile all’intervento che ha tentato di sanare le fenditure del legno – condotta con medio oleoso. Le forze di coesione-adesione, tra le ridipinture e lo stato originale, erano tali che si verificasse una buona coesione tra i due strati soprammessi, ma una scarsa adesione alla superficie originale. Utilizzando una debole forza meccanica con un bisturi od uno specillo, si otteneva un distacco totale dello strato di ridipintura.

 

E’ interessante il riferimento al possibile utilizzo della statua per processioni mariane. Probabilmente ciò è avvenuto tra il 1600 e il 1700 quando la statua era proprietà della Chiesa di Pieve. A Trovasta sembra invece aver trovato definitiva posizione nella nicchia sopra l’altare a completamento e ornamento dell’altare maggiore.

Nel corso del restauro non è stato trovato nessun riferimento al possibile autore della statua: tuttavia è possibile ipotizzare che il suo autore provenisse dalla scuola del Maragliano che ha influenzato grandemente il mondo dell’arte in Liguria nel XVII° secolo e ha prodotto capolavori di rara bellezza.

Intervento eseguito:

La struttura lignea è stata preventivamente consolidata con polimeri acrilico e metacrilico. La resina in soluzione è stata fatta assorbire dal legno sia a pennello, sia a “sottovuoto” e per infiltrazione con l’uso di siringature.

E’ stata eseguita una disinfestazione del legno con agenti già pronti all’uso. Operazione eseguita in modo analogo al consolidamento.

Il consolidamento localizzato dei sollevamenti e dei distacchi della preparazione, è stato eseguito infiltrando una apposita soluzione sotto i sollevamenti, quindi la superficie veniva appianata e – solo dopo la completa evaporazione del solvente – era possibile riattivare la resina con il termocauterio ed ottenere una corretta adesione.

Dopo avere ottenuto un soddisfacente consolidamento del legno e degli strati pittorici, è stato eseguito l’intervento di pulitura delle superfici policrome e la rimozione della ridipinture. Lo sporco depositatosi con il tempo sulla pellicola dorata ed istoriata – costituito da polveri grasse e nerofumo – è stato rimosso mediante ripetute applicazioni di emulsione grassa.. La rimozione dei materiali utilizzati nel precedente intervento (gesso, bolo rosso e pellicola d’argento), è stata eseguita meccanicamente a bisturi, previo ammorbidimento con bile bovina in acqua demineralizzata tiepida.

(vedi Illustrazione 2)

La ditta Gavaldo Restauri si è occupata anche del restauro dei 15 dipinti dei Misteri del S. Rosario. Si tratta di dipinti ad olio su tavola risalenti al XVII° - XVIII° secolo, di forma ovale e delle dimensioni di cm 30x20.

Di nuovo, leggendo la relazione del restauratore troviamo: “I quindici dipinti si presentavano in uno stato di conservazione non buono. Costituiti da tavolette di legno (undici in castagno e quattro in essenza di conifera), sopra alle quali venne stesa una preparazione a base di gesso e colletta di glutine. Gli strati pittorici – eseguiti ad olio - erano offuscati da depositi di sporco e nerofumo. Si è verificata – in corso d’opera - la presenza di rifacimenti e ridipinture. Quattro opere (poi rivelatisi di fattura successiva) erano caratterizzate da diffuse cadute di preparazione e colore che interessano vaste porzioni”.

Le opere erano assicurate alla parete marmorea dell’altare, mediante chiodi passanti attraverso gli strati pittorici, e che si inserivano in tasselli lignei ricavati nella pietra. Probabilmente questa soluzione è stata utilizzata per adattare i dipinti che provenivano da un’altra sistemazione. Sul retro è presente una numerazione da uno a quindici in cifre. Sono presenti tracce di impeciatura (usata forse per isolare il legno).

Intervento eseguito:

In laboratorio, si è proceduto con una rimozione degli strati di sporco, polvere e sudiciume depositatisi sulla superficie.

L’intervento di consolidamento e di disinfestazione del legno è stato eseguito sottovuoto, tenendo però sotto attento controllo l’entità della depressione, in quanto potrebbe verificarsi uno sfondamento del legno indebolito. La fermatura degli strati pittorici, è stata eseguita onde evitare ulteriore cadute e/o strappi di materia pittorica. In corso d’opera.

Le lacune di materia sono state stuccate con gesso in colletta di coniglio, quindi annullate con basi di colore a tempera. Dopo una preventiva verniciatura a resina mastice, sono stati - su questa - eseguiti i ritocchi con colori a vernice.

E’ stato adottato il metodo dell’integrazione ad imitazione dell’originale, con velature di colore a vernice, in modo da rendere nuovamente leggibili le opere deturpate da piccole lacune. Per le quattro opere gravemente compromesse, si è deciso per un reintegro a neutro, utilizzando il metodo della “astrazione cromatica del colore”.

Per ricollocare le tavolette alle loro sedi, sono stati sostituiti i chiodi con delle viti, in modo da potere sfruttare sia i fori presenti sui dipinti, sia i tasselli lignei inseriti nel marmo, senza apportare altre modifiche. I fori sono stati stuccati con stucco a cera (miscela di cera d’api e cera carnauba) quindi velati con colore a vernice in maniera tale da rendere palese (ma solo ad un esame ravvicinato) la posizione delle viti.

Sono passati quindi 200 anni dalla costruzione della Chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna del S. Rosario in Trovasta: probabilmente Trovasta non è cambiata molto come estensione, poiché la sua popolazione è rimasta numericamente stabile fino ai primi decenni del secolo scorso, finchè il progressivo allontanamento dalle campagne l’ha ridotta al lumicino.


Illustrazione 3

Chiesa parrocchiale N.S. del S. Rosario, nell’anno 1936(è ancora presente l’Oratorio di S. Sebastiano)

Ma, come è giusto, nessuno dimentica facilmente il suo paese di origine: perciò in questo anno, 2007, tutti i Trovastini (e i discendenti dei Trovastini …) avranno un’occasione in più per ritornare al loro paese, in particolare in occasione delle due feste patronali, entrambe dedicate alla Santa Vergine, onorata col titolo di Assunta in cielo (15 agosto) e col titolo di Madonna del S. Rosario (prima domenica di ottobre), in cui festeggeranno il duecentesimo anniversario di consacrazione della loro Chiesa Parrocchiale.


Illustrazione 4
Antica Chiesa Parrocchiale S. Maria Assunta (secolo XV°)
Illustrazione 5
Chiesa Parrocchiale N.S. del S. Rosario)

 


TROVASTA: Frazione di Pieve di Teco (IM)

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Stampato e distribuito in proprio - Anno 2007